per la città metropolitana di Milano
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
Palazzo Litta

Palazzo Litta

Palazzo Litta

Cenni storici

La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Milano ha sede al primo piano di Palazzo Litta, in corso Magenta 24.

Tra gli edifici che meglio caratterizzano dal punto di vista storico artistico e culturale la città di Milano, spicca il monumentale Palazzo Litta con l’elegante facciata rivolta su Corso Magenta, il sontuoso portale arricchito dagli imponenti telamoni, il solenne scalone d’onore, gli apparati decorativi dell’appartamento nobile, il sistema di cortili interni ed il giardino che si apre verso Foro Bonaparte.

Palazzo Litta può essere considerato, soprattutto per la sua estrosa facciata settecentesca, come uno dei più rappresentativi (e ben conservati) esempi di barocchetto lombardo, stile che si diffonde a Milano intorno al secondo decennio del XVIII secolo. Il nucleo originario del complesso architettonico venne costruito qualche decennio prima, tra 1642 e 1648, da Francesco Maria Richini per il conte Bartolomeo Arese, che era allora uno degli uomini più influenti di Milano.

Negli anni del governo spagnolo il conte Arese, che proveniva da una famiglia di giuristi e funzionari, fece un’importante carriera pubblica che lo portò ad essere insignito nel 1660 della carica di Presidente del Senato. Anche in ragione di questo prestigioso ruolo istituzionale il palazzo, che Richini aveva costruito in forme classiche ed austere, divenne uno dei principali punti di riferimento della vita sociale e politica della città.

La grande dimora, affacciata su quella che allora era la strada di Porta Vercellina e ingentilita da un lussureggiante giardino che arrivava a lambire i bastioni del Castello Sforzesco, fu teatro di memorabili ricevimenti in onore dei reali spagnoli e fu anche privilegiata del diritto di asilo, al suo interno infatti nessuno poteva essere arrestato senza il consenso del potente conte.
La tradizione dei grandi festeggiamenti non si interruppe negli anni successivi all’estinzione della famiglia Arese, si ricordano solenni feste per Elisabetta Cristina di Bruswick, Maria Teresa d’Austria, Eugenio Beauhrnais e addirittura per l’arrivo di Napoleone.

Del nucleo originario seicentesco si conserva, oltre all’impianto generale della parte nobile del complesso, il vasto cortile d’onore, ovvero un elegante spazio architravato con colonne doriche binate e pilastri cruciformi agli angoli che, nel suo elegante classicismo, rappresenta uno dei più begli esempi di cortile seicentesco milanese.
Sopra alla semplice architrave si alzano due piani, il primo nobile con grandi finestre a timpani curvi e triangoli alternati, il secondo con piccole finestre quadrate.

All’intervento di Richini si ascrive anche un oratorio gentilizio ricordato dalle fonti al piano terreno, consacrato nel 1671 (tre anni prima della morte di Arese) e trasformato nel secondo Settecento nel celebre teatro ancora in funzione. La struttura architettonica del palazzo venne costantemente ampliata e decorata nel corso di tutto il XVII secolo, ma fu solo a partire dalla metà del Settecento che l’edificio, passato per linea femminile prima ai Visconti e ai Borromeo e in ultimo ai Litta, acquistò la splendida veste barocchetta che ancora oggi lo distingue e qualifica.

Furono infatti i Litta a commissionare, nei decenni a cavallo della metà del XVIII secolo, quando ormai la città era passata sotto il dominio austriaco, gli interventi principali che completarono e trasformarono il corpo nobile dell’edificio, al quale poi nel corso dei secoli successivi vennero aggiunti altri corpi di fabbrica di minor prestigio artistico, come l’imponente edificio retrostante fatto costruire all’inizio del novecento per gli uffici delle Ferrovie.

In primo luogo, la costruzione dello scenografico scalone “a forbice” che conduce agli appartamenti nobili, progettato da Francesco Merlo nel 1740. Lo scalone venne parzialmente distrutto durante il bombardamento dell’agosto del 1943, che incredibilmente risparmiò il resto del palazzo, delle decorazioni e degli arredi, e fu ricostruito nell’immediato dopoguerra.
In secondo luogo la decorazione pittorica, affidata in gran parte alla bottega di Giovanni Antonio Cucchi, esponente del rococò lombardo e artefice della decorazione di molte dimore patrizie. Cucchi affrescò sulla volta della maestosa sala da ballo del Palazzo, la sala degli Specchi, la grande scena raffigurante l’Apoteosi di un Litta.

Nella sala e negli ambienti attigui si conservano ancora oltre a parte degli affreschi, parte degli arredi fissi, in particolare le imponenti specchiere e le boiserie intagliate e dorate.
Negli stessi anni, tra 1752 e 1761, Bartolomeo Bolli realizzò la nuova facciata del palazzo costituita da due corpi più bassi e orizzontali ed uno centrale più alto ed aggettante. Grandi lesene disegnano tutto il fronte e sostengono il cornicione sormontato da un fastigio con due statue a tutto tondo che sorreggono lo stemma della casata Litta. Il portale centrale è fiancheggiato da due possenti telamoni sui quali grava la balconata.

Le finestre sono alleggerite da cimase con cartelle e festoni mentre balconcini, parapetti e specchiature rendono fluida ed ornata la composizione del corpo centrale. Completata la facciata venne perfezionata la decorazione e, tra gli artisti impegnati, fu attivo anche Martino Knoller che dipinse le Nozze di Plutone e Proserpina sulla volta di un altro salone d’onore. Ai lati del cortile centrale si aprono altri cortili minori tra i quali risalta quello dell’Orologio sul quale si affaccia il corpo di fabbrica del teatro.

Dal cortile dell’Orologio e da quello dirimpetto si accede sia ai corpi di fabbrica edificati nei secoli successivi, sia a quello che era lo straordinario e lussureggiante giardino Arese, assai depauperato all’inizio dell’Ottocento a causa dei lavori di risistemazione urbanistica della città che diedero vita a Foro Bonaparte.

Nonostante tale drastica riduzione il giardino conserva ancora alberi secolari e rappresenta una delle più belle isole verdi nel cuore di Milano.
Venduto all’asta nel 1873 a causa di un dissesto finanziario della famiglia Litta, il palazzo fu rilevato dalla Società Ferroviaria Alta Italia per passare poi alle Ferrovie Italiane nel 1905, diventando quindi proprietà del Demanio dello Stato, ramo Ferrovie. Dal 1996 il complesso è uscito dalle disponibilità delle Ferrovie per rientrare completamente nel patrimonio indisponibile dello Stato.

Nel febbraio 2007 la porzione più ampia e preziosa del complesso monumentale di Palazzo Litta – circa 8.500 mq – dichiarato di eccezionale interesse culturale e sottoposto alla legislazione di tutela, è stata data in consegna al Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e per esso all’allora Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici della Lombardia, oggi Segretariato Regionale per la Lombardia.

All’interno del complesso trova sede il Teatro Litta, che utilizza per le sue attività culturali anche il teatrino settecentesco affacciato sul cortile dell’Orologio. Il Teatro, è il teatro più antico in attività a Milano.