per la città metropolitana di Milano
Anfiteatro ed altro, Milano si riscopre: gli interventi della Soprintendenza
Anfiteatro ed altro, Milano si riscopre: gli interventi della Soprintendenza

Anfiteatro ed altro, Milano si riscopre: gli interventi della Soprintendenza

Anfiteatro ed altro, Milano si riscopre: gli interventi della Soprintendenza

Dopo la pausa estiva, ripartono a settembre i cantieri guidati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Milano, diretta dalla Soprintendente Antonella Ranaldi.

A maggio abbiamo concluso il restauro della chiesa ipogea di San Sepolcro, presso l’Ambrosiana, in piazza San Sepolcro, durato 13 mesi e finanziato dal Mibact che ha stanziato per quest’opera un milione di euro. Il risultato è stato straordinario, al di sopra di ogni aspettativa per gli importantissimi ritrovamenti, delle vere e proprie scoperte che arricchiscono così il firmamento artistico di Milano. Intonaci antichi, pitture medievali e un eccezionale cielo stellato sono ricomparsi sotto alle successive ridipinture che li occultavano. L’aspetto medioevale di questa chiesa sotterranea dei primi decenni dopo il mille, liberata dalle tinteggiature soprammesse di fattura moderna, è ora percepibile ed ha il sapore di una preziosa reliquia densa di significati per l’artisticità, la storia e la stessa liturgia e spiritualità nel suo rimando al Santo Sepolcro di Gerusalemme.

Ora l’altra sfida è attuare l’idea di liberare la piazza di San Sepolcro dalle automobili parcheggiate. Dove sorse la chiesa di San Sepolcro e più tardi l’Ambrosiana. Nell’ampio isolato tra piazza Pio XI e Piazza San Sepolcro vi era l’antico Foro della Milano romana, e il cuore della Milano medioevale, “vero mezzo” come la definisce Leonardo nella sua famosa pianta di Milano del Codice Atlantico, conservato nella Biblioteca Ambrosiana.

Ad agosto si sono conclusi i restauri dei mosaici del V-VI secolo della Cappella in Ciel d’Oro in Sant’Ambrogio. L’oro della volta con al centro il tondo e il bellissimo ritratto del martire soldato Vittore, i blu che fanno da sfondo ai ritratti in piedi dei martiri, tra cui quello di Ambrogio, patrono di Milano, sono tornati al loro splendore, dopo attente operazioni di consolidamento e di pulitura effettuate dall’esperta Claudia Tedeschi, specializzata proprio nello studio e trattamento dei mosaici di questo periodo. I restauri promossi dalla Soprintendenza con la Diocesi e la parrocchia di Sant’Ambrogio sono stati finanziati dalla Regione Lombardia (ca. euro 70.000) e prevedono ora il completamento con una nuova illuminazione.

A settembre ripartono le ricerche e gli scavi archeologici in San Dionigi, presso i bastioni di Porta Venezia ai giardini Montanelli, dove era l’antica chiesa scomparsa fondata da Ambrogio, ricostruito nel IX secolo e nei primi decenni dell’XI da parte del grande vescovo Ariberto da Intimiano. Nei precedenti scavi abbiamo trovato la conferma della prima fondazione ambrosiana, parte del piano delle quattro chiese ambrosiane extramurarie a protezione della città (San Nazaro, Sant’Ambrogio, San Simpliciano e San Dionigi). Questi lavori, già finanziati dal Mibac, sono poi proseguiti con i contributi della Fondazione Rovati e della Mondadori, con un contributo ciascuno di euro 30.000.

A ottobre si concluderanno i restauri della Cappella di Sant’Aquilino in San Lorenzo Maggiore. Anche qui troviamo le specialissime testimonianze dei mosaici tardo antichi di Milano, Cristo-Helios che sorvola il cielo guidato da cavalli bianchi e sotto la scena di pastori tra rocce e corsi d’acqua, e nell’altra nicchia Cristo-magister tra gli apostoli. Un milione è stato stanziato a luglio dal Mibact per proseguire i lavori e passare al restauro della grande basilica di San Lorenzo Maggiore.

In questa mappa di interventi così strategici che riscoprono la Milano di Ambrogio, quella medioevale nel vero mezzo della città e la Milano romana, l’intervento più innovativo è la realizzazione del Viridarium Amphitheatrum naturae, più noto come Colosseo verde di Milano, di ampliamento e valorizzazione del Paco Archeologico dell’Anfiteatro di Milano, dove le aree sono del Comune e i resti archeologici dello Stato, prossimo alle Colonne di San Lorenzo. Si estende tra via de Amicis, via Arena e via Conca del Naviglio, e con  l’annessione delle aree abbandonate su via Arena e via Conca del Naviglio raddoppierà la sua estensione (ca. 22.400 mq). I lavori di pulizia e ampliamento, iniziati a dicembre scorso con il finanziamento derivato dalla pubblicità con sponsorizzazione di 1.250.000 euro (TMC pubblicità), stanno portando ad importanti scoperte archeologiche. Le conoscenze dell’Anfiteatro di Milano potranno essere approfondite di nuovi dati. Abbiamo appurato le sue dimensioni, l’orientamento esatto della grande ellisse che raggiungeva in lunghezza 200 mt (non 250 mt come veniva comunemente riferito), scandagliando i resti superstiti dalle interessanti stratigrafie all’estremità dell’asse maggiore, verso via Conca del Naviglio dove era la Porta dei morti e dall’altro lato, verso San Lorenzo, dove era la Porta Pompa. La spoliazione dell’Anfiteatro di Milano fu sistematica per ricavarne pietre e materiali utilizzati in altre costruzioni successive. Con i suoi blocchi in ceppo d’Adda fu costruito, ad esempio, San Lorenzo Maggiore. Altri blocchi furono utilizzati per realizzare la cinta e le posterule medioevali, la fossa esterna e gli argini del Naviglio. Negli scavi per la realizzazione della M4, in via de Amicis, ne abbiamo ritrovato un tratto importante lungo ca. 13 mt., che verrà rimontato all’interno della stazione della metropolitana.

Abbiamo trovato strutture ipogee sotto all’arena dell’Anfiteatro, di cui non si sapeva l’esistenza. Si riconosce a tratti ciò che resta delle massicce spoliazioni. Ad esempio un pavimento in sesquipedali di un condotto che andrà studiato. Gli stessi mattoni del pavimento furono staccati per essere riutilizzati in altre fabbriche, ma se ne vede l’impronta e le malte tenacissime in cocciopesto dell’allettamento dei mattoni stessi. Sembrerebbe seguire l’orientamento dell’asse maggiore dell’ellisse, forse un condotto fognario, come hanno proposto gli archeologi, la cui ampiezza non esclude possa trattarsi anche di un percorso ipogeo di servizio per gli spettacoli che si svolgevano nell’arena.  Stiamo esplorando aree che non sono state mai indagate in questa centralissima Milano.  Dell’Anfiteatro non sappiamo bene con precisione l’età di costruzione, se prima o dopo l’Anfiteatro Flavio a Roma, il Colosseo, come veniva chiamato nel medioevo.  Dai resti sotto la Cappella di Sant’Aquilino, che formavano una unica platea di fondazione su cui fu eretta la basilica di San Lorenzo, appunto, utilizzando le pietre e i blocchi come materiale da costruzione del vicino Anfiteatro, si riconoscono i blocchi del rivestimento esterno ad archi inquadrati da semicolonne ad ordini sovrapposti con un attico superiore dove mensole in serizzo reggevano un velario per proteggere dal sole e dalla pioggia gli spettatori. L’Anfiteatro di Milano, alto ca. mt. 36, con la sua mole e gli archi sovrapposti all’esterno, doveva apparire proprio molto simile al Colosseo di Roma, l’Anfiteatro Flavio, del quale potrebbe essere stato il modello. Un Anfiteatro dall’aspetto architettonico molto simile al Colosseo, e per dimensioni simile all’Anfiteatro di Verona.

Stiamo continuando le indagini. Nell’area dove era il vivaio Riva sono affiorate le creste dei muri radiali delle fondazioni delle gradonate che cingevano l’arena dedicata agli spettacoli. Altri muri radiali e quelli che cingevano l’ellisse dell’arena stanno ricomparendo nell’area mai indagata lungo l’asse minore dell’anfiteatro. Sono muri di fondazione, quello più esterno dell’ellisse è in scapoli di selce, annegati in una malta molto tenace, mentre i muri radiali sono in ciottoli, secondo l’uso frequente a Milano in età romana. È questa un’altra porzione di fondazione delle gradonate. Si presenta simile a quella ritrovata negli scavi di Mirabella Roberti negli anni settanta, che costituisce il nucleo dell’area archeologica vera e propria. Essa farà capire la corona di strutture di fondazione che circondavano l’arena a sostegno delle imponenti gradonate da cui si assisteva agli spettacoli. Per il proseguo dei lavori è arrivato dal MiBACT il finanziamento di 150.000 euro, che si aggiunge alla sponsorizzazione di euro 1.250.000, ma spalmata su tre anni. Italia Nostra ha offerto un contributo di euro 10.000 e stiamo inoltre esplorando un’altra proposta di sponsorizzazione privata di 300.000 euro.

Preme anche cominciare a pensare ai due edifici abbandonati, di proprietà del Comune, su via Conca del Naviglio, dalle strutture assai compromesse ma che per posizione saranno cruciali nel nuovo assetto del parco. L’affaccio verso il nuovo giardino sarà godibilissimo e straordinario. Ma vorrei che fossero utilizzati in modo coerente alla stessa valorizzazione del parco, con servizi di ristorazione e sale espositive, in modo da recuperare integralmente anche gli edifici per una fruizione pubblica. La sistemazione dell’area ricalcherà le forme dell’anfiteatro, non con materiali da costruzione, ma interamente con il verde. Vogliamo rinnovare l’antico connubio tra rovine e vegetazione, alla base anche di un’innovativa idea di parco archeologico, che renda le strutture più comprensibili. Intendiamo ridare forma all’antico invaso, con siepi di bosso e mirto, le piante antiche dei viridaria romani, e alti cipressi intorno, impiantati su due filari a rafforzare la forma così iconica dell’ellisse. E’ stato, in questo senso, fondamentale recuperare l’intera area del sedime dell’Anfiteatro, prima dei lavori frazionata da incongrue recinzioni ed occupata da fitta vegetazione spontanea che impediva lo sviluppo e la percezione stessa dell’area.  A settembre-ottobre vorrei aprire il cantiere alle visite anche con un concerto.

Dal Colosseo verde di Milano, parte l’idea anche di una passeggiata storico artistica archeologica immersa nel verde che fa tappa in San Lorenzo, con la visita anche ai sotterranei dove si trovano gli antichi blocchi dell’Anfiteatro, e ai matronei superiori, della più straordinaria basilica romana di Milano, e prosegue con la passeggiata lungo il parco delle basiliche fino a Sant’Eustorgio, prefigurando una estensione di 10 ettari di verde pubblico a parco costellato da presenze monumentali e artistico-archeologiche eccezionali, una svolta per Milano e la sua valorizzazione turistica in una zona così difficile ma estremamente vivace e interessante, che verrà servita anche dalla nuova metropolitana con la fermata Vetra dietro a San Lorenzo e perché no, forse con l’apertura di tratti dei suoi navigli.

La soprintendenza con questa panoramica intende dare impulso e nuove idee a luoghi cruciali, dimenticati, non conosciuti, strategici per l’identità di Milano, tra nuove scoperte e interventi che ne vivificano le memorie e le testimonianze, finalmente per scoprire sé stessa e i suoi tesori.

 Milano, settembre 2019
Antonella Ranaldi
Soprintendente Archeologia Belle Arti e Paesaggio di Milano

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