per la città metropolitana di Milano
Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio
Chiesa di Santa Maria Beltrade

Chiesa di Santa Maria Beltrade

Chiesa di Santa Maria Beltrade
di Fulvio Roberto Besana, Annunziata De Dominicis e Marta Lavit

Santa Maria Beltrade, chiesa milanese abbattuta nel 1926, era collocata nell’attuale piazza Santa Maria Beltrade, nell’area compresa tra la chiesa di Santa Maria presso san Satiro e san Sepolcro.

Attraverso i documenti presenti nell’archivio della Soprintendenza di Milano possiamo ricostruire le vicende degli ultimi anni, fino alla sua demolizione.
Il documento più antico (doc. 1) è datato 8 settembre 1895 ed è una lettera del Prefetto che chiede al “signor Direttore dell’Ufficio Regionale per la conservazione dei monumenti e delle opere d’arte” l’approvazione ai lavori di restauro che si devono realizzare nella cappella della Beata Vergine all’interno della chiesa di santa Maria Beltrade: “Dovendosi provvedere in ordine all’istanza prodotta dalla Fabbriceria della Chiesa sussidiaria di Santa Maria Beltrade, in questa città per ottenere l’autorizzazione ad impiegare la somma di lire 1.000 proveniente dal legato Valle nei lavori di restauro alla cappella della Beata Vergine, esistente nella predetta Chiesa, comunico alla S. V. Ill.ma la domanda ed i documenti che la corredano, affinché ella si compiaccia esprimermi il di Lei voto per ciò che riguarda i summenzionati lavori di restauro”.

foto lettera milano 7 settembre 1891

Il Soprintendente li autorizza con nota in data 9 dicembre 1895 (doc.2).

ufficio region. n.1422 del 1895

Dal successivo documento (doc. 3) apprendiamo che nel 1914 viene notificata al parroco di Santa Maria Beltrade la dichiarazione di importante interesse delle sculture murate all’esterno della chiesa, ai sensi dell’art. 5 della legge 20 giugno 1909, n. 364 .

La legge Rosadi n.364 del 20 giugno 1909 è la “prima” legge di tutela delle antichità e belle arti dell’Italia postunitaria

Qualche anno dopo (6 maggio 1920), gli ingegneri Barelli e Colonnese chiedono alla Regia Sovraintendenza ai monumenti l’autorizzazione (doc. 4) ad eseguire dei lavori all’interno della chiesa (purtroppo al documento non è allegato il progetto). La richiesta viene presentata perché il comune di Milano “non vuole approvare il progetto senza aver ottenuto il nulla osta di Codesta on. R. Sovraintendenza”.

I tecnici incaricati sono i titolari di un importante studio milanese – l’ingegner Pier Fausto Barelli e l’architetto Vittorino Colonnese – presso il quale dal 1919 collaborerà anche l’arch. Giovanni Muzio

Il soprintendente, Augusto Brusconi , (come risulta nella lettera inviata al segretario della commissione igienico edilizia, (doc. 5) esegue un sopralluogo ispettivo durante il quale constata che le opere in chiesa “sono quasi ultimate”. Purtuttavia il Soprintendente concede il proprio nulla osta (doc. 6) in quanto la chiesa “… dopo la trasformazione subita nel 1852, non ha più alcuna importanza artistica …”. Inoltre S. Maria Beltrade è inserita negli elenchi degli immobili sottoposti a tutela “… solo per il fatto che sulla fronte verso la via Torino … è incastonato un bassorilievo del XIII secolo …”. L’aver intrapreso i lavori senza la necessaria autorizzazione “… avrebbe creato imbarazzi a questa Soprintendenza qualora la chiesa avesse avuto effettivamente un’importanza monumentale”.

Nel 1924 la Curia Arcivescovile di Milano presenta alla Soprintendenza un’istanza di alienazione della chiesa di Santa Maria Beltrade (doc. 7): “Questa Curia è venuta nella determinazione di dissacrare la chiesa di S. Maria Beltrade in Milano, assegnandone lo spoglio utilizzabile e parte del ricavato dalla vendita ad altra chiesa da edificarsi nella periferia della città e che porterebbe lo stesso titolo. La ragione di questo provvedimento è prima di tutto la necessità di dare una chiesa alla popolazione sita verso viale Monza, che cresce in modo vertiginoso e non ha mezzo di soddisfare comodamente ai propri bisogni religiosi. In oltre la chiesa di S.M. Beltrade è posta così vicino a due altre chiese maggiori (S. Sepolcro e S. Satiro) da essere inutile al culto e qualche volta di impaccio alla retta amministrazione della chiesa parrocchiale adiacente, mentre non risulta allo scrivente che essa presenti un particolare interesse storico artistico che imponga la sua conservazione”.

Stessa richiesta viene inoltrata dal parroco di S. Sepolcro al presidente della Commissione Monumenti di Lombardia, per dar corso alla procedura di alienazione. La lettera (doc. 8) termina così: “A titolo di doverosa informazione, sul fianco della (parete) Chiesa verso il vicolo S.M. Beltrade stanno due lapidi.”
La Soprintendenza ai Monumenti di Milano trasmette (doc. 9) la richiesta alla Direzione Generale Antichità e Belle Arti del Ministero dell’Istruzione Pubblica ed “esprime il parere che si possa concedere l’alienazione dell’immobile, purché il bassorilievo e i frammenti siano consegnati al Museo Archeologico sedente nel Castello Sforzesco in Milano”.

Il Ministero, accogliendo le prescrizioni della Soprintendenza, con nota in data 9 ottobre 1924, consente l’alienazione
(doc. 10) “a condizione che il bassorilievo e i frammenti del secolo XIII incastonati nelle pareti esterne della predetta Chiesa, come quegli altri frammenti architettonici e scultorici che si rinvenissero nelle demolizioni della Chiesa stessa, siano consegnati al Museo Archeologico nel Castello Sforzesco, includendoli fra gli oggetti di proprietà dello Stato, in deposito presso il Museo stesso”. In ottobre il Soprintendente di Milano trasmette alla Curia la formale autorizzazione (doc. 11) alla vendita di Santa Maria Beltrade.

In una nota successiva (doc. 12) la Soprintendenza si fa carico di sorvegliare le decorazioni vincolate poste sul fronte Sud della chiesa, specificando inoltre che “sarà bene che cod. V. Curia nelle condizioni di vendita all’asta faccia chiaramente risultare come il compratore all’atto di accingersi ai lavori di demolizione debba completamente rimettersi alle disposizioni che darà questo ufficio per la condotta da seguire nelle demolizioni stesse (…)”.
doc. 12

Il Ministero della P.I. invia al Soprintendente il decreto ministeriale (doc. 13) di alienazione da cui apprendiamo che la chiesa di S. M. Beltrade, sconsacrata il 19 febbraio del 1925, è venduta mediante asta pubblica da aprirsi al prezzo base di 378.000 lire. Nella nota di trasmissione della Direzione Generale (doc. 12) si ribadiscono le raccomandazioni all’ufficio milanese di “sorvegliare, a tempo debito, i lavori di demolizione della chiesa predetta”, affinché i frammenti scultorei vengano consegnati al Museo Archeologico del Castello Sforzesco doc. 8

Nell’imminenza della demolizione della chiesa l’assessore all’Istruzione del Comune di Milano comunica (doc. 14) alla Soprintendenza all’Arte Medioevale e Moderna l’esito di voto della seduta del 4 agosto 1925 della Commissione per i musei d’arte e di archeologia del Castello Sforzesco con all’ordine del giorno il trasferimento e la conservazione nei Musei cittadini delle opere di spoglio di Santa Maria Beltrade: “(…) considerando la notevole importanza dei frammenti scultorii ed epigrafici ancora in essa esistenti e la ragionevole presunzione che i lavori di demolizione possano portare alla luce altro di artisticamente interessante, fa voto espresso che sia in ogni modo tutelata tempestivamente la conservazione di tutto ciò che essa contiene di artistico, trasportandolo nei Musei cittadini, e che sia provveduto anche rigorosamente in tal senso per tutto ciò che i lavori di demolizione potranno rimettere alla luce”.

Il nuovo Soprintendente, dottor Ettore Modigliani, con riferimento all’ordine del giorno votato il 4 agosto, scrive

doc. 16

(doc. 16)
per rassicurarli del fatto che la Soprintendenza avrebbe opportunamente vigilato sulle opere di demolizione della chiesa.

Il 2 gennaio dell’anno successivo la Società Anonima Milanese Stabili chiede (doc. 17) all’Ufficio per le Gallerie e gli Oggetti d’Arte per le Province Lombarde di fissare un sopralluogo dovendo demolire parte della chiesa per conto della società Costruzioni Carmagnola.

Il 27 febbraio 1926 la direzione del Museo municipale del Castello Sforzesco diligentemente comunica (doc. 18) alla Soprintendenza “(…) che i frammenti scultorii provenienti dalla soppressa chiesa di S. Maria Beltrade sono stati ricevuti in consegna in data 24 corr.”

Con la demolizione della chiesa e di un edificio adiacente viene a formarsi, sul lato nord di via Torino, la piazza Santa Maria Beltrade.

La nuova chiesa di Santa Maria Beltrade viene costruita in via Oxilia 8 e il primo maggio 1937 Mons. Giuseppe Polvara invia una nota al Soprintendente (doc. 19), Gino Chierici , con i disegni (mancanti nel fascicolo d’archivio) delle opere di completamento della nuova chiesa. “Si tratta di fare il pronao che era già stato approvato col disegno generale quando sei o sette anni fa abbiamo presentato la Chiesa e si tratta di chiudere la piazzetta con un cancello.”

L’ultimo documento (doc. 20) attesta la volontà dell’arcivescovo di riappropriarsi delle lapidi, difatti il parroco di via Oxilia scrive al Soprintendente “affinché venga concessa l’Autorizzazione per riavere quelle lapidi marmoree che già appartenevano all’antica Chiesa di S. Maria Beltrade oramai demolita. Queste lapidi secondo il consiglio autorevole dell’Architetto mandato da V.S.ILL.ma, verranno murate sulla facciata della Chiesa, fuori però dal Pronao della medesima.”

Il trasferimento dei frammenti lapidei dal Museo Archeologico alla nuova Chiesa di Santa Maria Beltrade era stato era stato precedentemente oggetto di uno scambio epistolare tra il Soprintendente e il Dottor Serafino Ricci, professore di Numismatica e Medaglistica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, nel dicembre del 1939 (doc. 21): “(..) già da un po’ di giorni fui pregato dal … Rev.do Preposto Parroco Pasini di Santa Maria Beltrade in via Oxilia … per potervi eventualmente collocare due lastre marmoree, che prima erano murate sulla parete di fianco – se ben ricordo dell’antica Santa Maria Beltrade in Via Torino.”

doc 21

doc. 21
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Note
1-La legge Rosadi n.364 del 20 giugno 1909 è la “prima” legge di tutela delle antichità e belle arti dell’Italia postunitaria

2-I tecnici incaricati sono i titolari di un importante studio milanese – l’ingegner Pier Fausto Barelli e l’architetto Vittorino Colonnese – presso il quale dal 1919 collaborerà anche l’arch. Giovanni Muzio

3-L’architetto Augusto Brusconi (1859 – 1924) personalità di spicco nell’ambiente culturale meneghino era anche professore di architettura pratica al Politecnico di Milano.

4-il documento è una copia dattiloscritta poiché, come riporta la scritta in calce, l’originale è stato trasmesso al Ministero per l’approvazione di competenza.

5-art. 2 l. 364/1909 .. il Ministero della Pubblica Istruzione su le conformi conclusioni del Consiglio Superiore per le antichità e belle arti … potrà permettere la vendita e la permuta di tali cose ..

6- Ettore Modigliani (Roma 1873 – Milano 1947) alla morte dell’arch. Brusconi succede alla carica di Soprintendente continuando a svolgere funzione di direttore della Pinacoteca di Brera. Di origine ebrea, nel 1939 (dopo l’approvazione delle leggi razziali) sarà espulso dai ranghi dell’Amministrazione dello Stato. Nel 1946 sarà reintegrato come Direttore della Pinacoteca di Brera e si occuperà anche della ricostruzione dello storico palazzo danneggiato durante i bombardamenti aerei della seconda guerra mondiale.

7- Giuseppe Polvara (1884 – 1950) direttore e fondatore nel 1921, a Milano, della Scuola superiore d’arte cristiana denominata Beato Angelico, ispirata all’analoga istituzione parigina nata nel 1919 creata da M. Denis e G. Desvallières. Pittore, architetto ed anche direttore dal 1918 della rivista Arte cristiana.
Gino Chierici (Pisa 1877 – Milano 1961) architetto e soprintendente all’Arte medievale e moderna di Milano dal 1935, tra le numerose ed importanti testimonianze che lo ricordano merita di essere citato il programma di “difesa antiaerea” dei monumenti lombardi che fece predisporre poco prima dell’inizio della seconda guerra mondiale.